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Corriere della sera 13 maggio 2017

Trapano e musica new wave
Il dentista dalle vite diverse

Odontoiatra di giorno, la notte inventa suoni e strumenti a molle e corde

Luca Collivasone sperimenta melodie e suoni (Marcella Milani) Luca Collivasone sperimenta melodie e suoni (Marcella Milani)
(Marcella Milani)

(Marcella Milani)

Nel suo studio dentistico il dottor Collivasone è al passo con la tecnologia, costantemente aggiornato e aperto all’innovazione. Per produrre musica, invece, recupera pochi oggetti di uso comune, li assembla e li suona. «La tecnologia ci impigrisce troppo, ho voluto limitarmi e sfruttare le potenzialità delle piccole cose». La sperimentazione di questo odontoiatra rock ‘n roll lo ha portato addirittura a crearsi uno strumento: il cacophonatore, una macchina in grado di manipolare suoni ai fini compositivi. Apparentemente caotici ma con un senso. «L’idea di costruirmi uno strumento musicale unico nel suo genere mi è venuta da un rigattiere quando ho visto il mobile di una macchina da cucire. Quella pedaliera e quel volano, hanno alimentato la mia fantasia». Così, oltre al sintetizzatore, su quel carrello vintage di legno ci finiscono molle, strisce di gomma, viti, cose che si possono trovare in qualsiasi cantina. Da spremere, strofinare e far girare.

Durante le sue performance non ci sono canzoni o tracce; non esiste una scaletta da concerto, ma passaggi continui senza interruzione. Lontano dalla poltrona, da molari e canini, Doc Luden Looksharp gira l’Italia e l’Europa suonando musica aleatoria; quelle melodie che si creano da sole, dal caos, senza riferimenti di metrica. «Ora sul cacofonatore ci sono corde di violoncello che girano su una ruota, un ingranaggio recuperato da una discarica, ruote dentate, pentolini, elastici di gomma, un carillon, qualche giocattolo di mia figlia smontato e un trapano turbina di un vecchio riunito— spiega –. Suono da quasi quarant’anni, ma devo ammettere purtroppo che adesso bisogna fare i conti con la crisi dei live. Si preferiscono i dischi, suonati da un pc. Trovo ancora terreno fertile nei festival di musica sperimentale e come accompagnamento di esperienze artistiche, fotografiche e installazioni».

I pazienti si affidano alle sue mani laboriose, coperte da vistosi anelli con pietre e teschi (che crea da solo con la cera persa), e quando scoprono che suona ed incide dischi «particolari», vogliono sapere le date dei concerti per ascoltarlo. Che Luca Collivasone non sia il classico dentista lo si capisce anche giù dal palco; questa sua immagine unconventional, però, non rappresenta un problema. Chi entra nel suo studio non si sdraia solo sulla poltrona, scopre un mondo a cui resta fedele: «Diversi pazienti sono piacevolmente colpiti da questa mia doppia vita e vengono ai miei concerti — racconta —. Non è una musica di facile decodifica, ma chi capisce gli intenti validi, rimane fedele e accetta che io sia un dentista underground. Li faccio ridere non solo perché gli sistemo i denti».

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